di Alessandro D’Angelo
DEFINIZIONE ED EPIDEMIOLOGIA
La radicolopatia è un quadro clinico caratterizzato da dolore ed alterazioni sensitivo-motorie che si irradiano lungo il decorso di una radice spinale che interessa uno o entrambi gli arti superiori (cervicobrachialgia) o gli arti inferiori (lombo-cruralgia/sciatalgia) ed è causata dalla compressione/irritazione di una o più radici spinali. Le ernie discali lombari sono le causa più frequente di radicolopatia e interessano circa il 5-10% della popolazione con sintomi differenti.
EZIOLOGIA
Le cause principali di radicolopatia sono di tipo compressivo: le spondilosi e l’ernia discale. Le prime, tipiche della popolazione anziana, consistono nella presenza di osteofiti in corrispondenza delle articolazioni zigoapofisarie che creano una riduzione degli spazi foraminali con compressione delle radici spinali. Le ernie discali che interessano una porzione della popolazione più giovane (con picco intorno ai 40 anni) si possono classificare in base alla morfologia in protrusione discale, bulging discale (ernia contenuta), ernia espulsa e ernia migrata. Secondo la classificazione topografica sono suddivise in: mediana, paramediana, laterale, intraforaminale ed extraforaminale. I fattori predisponenti lo sviluppo di un’ernia discale sono genetici, ambientali (lavoro, attività fisica, vita sedentaria), struttura fisica e movimenti scorretti.
MANIFESTAZIONI CLINICHE
Il midollo spinale è suddiviso in segmenti e le radici spinali che fuoriescono dal midollo in corrispondenza di ciascun segmento sono numerate in rapporto al livello da cui prendono origine. Dal forame intervertebrale emergono due radici entrambe miste: una anteriore e una posteriore (un terzo delle dimensioni di quella anteriore è responsabile dei disturbi dolorosi intervertebrali minori). Quando parliamo di una patologia di tipo radicolare facciamo riferimento a un interessamento di tipo compressivo/irritativo del ramo anteriore. I segmenti C4-T1 innervano le estremità superiori mentre i segmenti T12 -S4 innervano le estremità inferiori. Una attenta valutazione clinica permette di comprendere il livello neurologico interessato in quanto le affezioni patologiche del midollo e delle radici producono a livello delle estremità sintomi e segni specifici. Il denominatore comune risiede nel quadro di alterazione segmentaria della capacità motoria (dall’ipostenia alla plegia), della sensibilità (tattile e termo-dolorifica) e dei riflessi (dall’ipoelicitabilità all’areflessia).
DIAGNOSI E DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Il gold standard per la diagnosi di radicolopatia è rappresentato dalla correlazione tra la clinica e immagini radiologiche patognomoniche in Risonanza Magnetica, in genere preceduta dall’RX in proiezione AP e LL come esame di I livello. L’EMG, seppur non indicata nelle linee guida, è un esame funzionale diretto qualitativo e quantitativo che permette di oggettivare la lesione nervosa. È importante tenere in considerazione le caratteristiche del dolore e la sua evoluzione per poter escludere cause maggiori come tumori, fratture, infezioni, stenosi del canale midollare, etc.
TERAPIA
Le linee guida (LG) per il trattamento delle radicolopatie sono caratterizzate da una notevole variabilità. Riassumendo e cercando di trarne delle fila comuni si deve distinguere tra la fase acuta e subacuta, in cui l’approccio terapeutico è volto al controllo della sintomatologia algica, e la fase cronica in cui l’obiettivo è il controllo delle recidive. In fase acuta il trattamento è di tipo farmacologico con farmaci antinfiammatori (FANS), corticosteroidi che associano all’effetto antinfiammatorio quello antiedemigeno e oppioidi. È da valutare caso per caso l’utilizzo di miorilassanti. Nella fase subacuta si può integrare il trattamento con manipolazioni, terapia fisica (ad es. TENS), agopuntura, taping neuromuscolare per ridurre i tempi di convalescenza e per un miglior controllo algico. Per evitare recidive lo strumento migliore consiste nell’esercizio terapeutico e nel controllo posturale.
L’approccio mini-invasivo e interventistico raccomandato dalle LG della Regione Toscana nel 2015 per il dolore cronico di origine radicolare consiste nelle iniezioni epidurali di corticosteroidi e nell’ossigeno-ozono terapia; inoltre per le forme recidivanti è indicata l’ablazione con radiofrequenza.
Si ricorre al trattamento chirurgico di laminectomia o microdiscectomia in una piccola percentuale di pazienti, in caso di insuccesso della terapia conservativa, deficit neurologici di tipo sensitivo motorio ad andamento progressivo, sindrome della cauda equina o improvvisa comparsa di paresi o plegia.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
L’approccio terapeutico di tipo farmacologico e conservativo, unito a tecniche mininvasive sempre più precise e mirate, permette di migliorare la sintomatologia dolorosa in fase acuta e subacuta, con una efficacia maggiore soprattutto a breve termine. Affinché il nostro intervento sia completo e duraturo nel tempo, evitando l’instaurarsi di recidive, esso deve includere il concetto di movimento attraverso la prescrizione di esercizi terapeutici mirati e di controllo posturale per evitare l’instaurarsi di un circolo vizioso che parte dall’immobilità e dalla sedentarietà della vita quotidiana cui spesso siamo costretti. È quindi fondamentale il ruolo della prevenzione attraverso alcune semplici norme di igiene posturale applicabili sul lavoro e nella quotidianità. Il riposo a letto è dannoso!
BIBLIOGRAFIA
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